Azienda

È una tradizione millenaria quella del cotto, il risultato della sottile alchimia tra acqua, terra e fuoco. Frutto di un sapere che si è tramandato intatto nel tempo, Fornace Brioni lavora il cotto esclusivamente a mano, utilizzando le migliori argille provenienti dalla lenta sedimentazione della golena del Po.

Nata nel 1920 e da sempre leader nel restauro di pavimenti storici, l’azienda è giunta oggi alla quarta generazione con Alessio e Alberto Brioni.
I due fratelli guardano al futuro investendo nella ricerca e nello sviluppo delle infinite e nuove declinazioni del cotto, mantenendo saldo il legame con la loro storia.

fornace brioni azienda 03 — ^{Fausto Brioni padre di Alberto e Alessio Brioni}

fornace brioni azienda 02 — ^{Alberto e Alessio Brioni}

Fornace Brioni produce un cotto fatto a mano, partendo da un impasto di sola argilla e acqua cotto al fuoco. Il cotto possiede le specifiche peculiarità di un prodotto artigianale: ogni manufatto è infatti diverso dall’altro.

Il cotto è un materiale sostenibile per eccellenza.
Il ciclo vitale del cotto è circolare: durante tutta la fase di produzione e dopo la cottura eventuali scarti vengono riutilizzati: prima della cottura come materia prima, dopo la cottura per la macinazione per servire alla chamotte e al cocciopesto, ogni scarto viene reimmesso nel ciclo produttivo.
Il cotto è straordinario perché la sua composizione consiste esclusivamente da argilla in acqua piovana, elementi sostanziali e naturali da cui scaturisce un materiale ecologico che presenta allo stesso tempo caratteristiche tecniche elevate.

fornace brioni trattamento protettivo — Alessio Brioni applica un trattamento protettivo sulla campionatura

Il termine sostenibilità deriva dal latino “sustineo, sustinere” che significa resistere, durare nel tempo: i pavimenti in cotto realizzati a mano che troviamo nei palazzi storici italiani sono la dimostrazione della durevolezza e iconicità di un materiale senza tempo.

Incaricata dal 2016 a Ottobre 2024 della direzione creativa del marchio, Cristina Celestino è partita da una rilettura colta della storia del prodotto per indagarne le potenzialità estetiche, rimuovendo le connotazioni più retoriche ed esaltandone la forte ed unica identità. Evocando il fascino legato all’eredità rinascimentale del cotto, ha lavorato in maniera inedita su geometrie e bassorilievi, dimensioni e combinazioni dei formati, esplorando così quel sottile discrimine che trasforma l’artigianato in design.